venerdì 24 settembre 2010

Raccolta differenziata: ego te absolvo in nomine Terrae


Forse non sono un animo puro. Forse non ho a cuore le sorti del pianeta. Forse. O forse più semplicemente sono troppo pragmatico. In ogni caso proprio non ce la faccio a convincermi della utilità della raccolta differenziata. O, per meglio dire, della convenienza complessiva di tutto il processo.


Un paio di settimane fa ero in Versilia. Scopro che dove mi trovo hanno un sistema di raccolta differenziata meraviglioso. Tanto meraviglioso da rasentare l'assurdo. Ad ogni famiglia vengono consegnati 7 (sette!!) tipologie di sacchetto/contenitore diversi, per le seguenti tipologie di rifiuti: organico, carta/cartone/tetrapack, verde, plastica/lattine, vetro, indifferenziato, olii. Primo problema: trovare un posto in casa per tutti e sette i contenitori. Supponiamo che, con una operazione di ampliamento irregolare della cubatura abitativa e in attesa di un condono ci si riesca. Ecco il secondo problema, e certamente più critico: ma dentro cosa ci metto? A prima vista sembra facile. C'è scritto carta/cartone? Ci metto carta e cartone. No. O meglio, si, ma attento che nella carta non ci siano residui di colla (quanti residui?), che il cartone della pizza non sia troppo unto (quanto troppo?), che la carta non sia uno scontrino e che non siano bicchieri o fazzoletti (pare che non valga neppure prendere un bicchiere di carta e smaterializzarlo in rettangolo di carta-cerchio di carta). Intanto una prima cosa l'ho capita: devo fare un bello spazio grande per i rifiuti indifferenziati. Passiamo alla plastica/lattine: siccome pensavo fosse facile la carta, mi preoccupo un po' per la plastica, e faccio bene perché innanzitutto devo chiedermi: ma questa plastica che ho in mano è omogenea o eterogenea? Wikipedia forse mi aiuterebbe, ma preferisco attenermi agli esempi forniti, forse più facili da capire. Forse. In effetti no. E' un dramma: piatti bicchieri e posate in plastica non se ne parla nemmeno, bottiglie si ma se non sono giocattoli (?), contenitori sì, ma non di CD. Ci sono in tutto 40 categorie di esempio (20 sì, 20 no), con una annotazione in fondo inquietante: se i contenitori sono molto sporchi (quanto sporchi?) o presentano troppo residuo di materiale (quanto è troppo?) vanno messi nel sacco della indifferenziata. Che, mannaggia, ho fatto ancora troppo piccolo. I contenitori in alluminio devo stare attento che non siano etichettati T o F (ci si ricorda bene: sta per Ti Fotto se mi metti nel sacchetto sbagliato). Sono già un po' stanco ma sono certo di rifarmi facilmente con il vetro. Vetro è vetro, lo sanno tutti! Leggo e scopro che non si tratta di vetro-vetro se è: uno specchio, una finestra, un piatto (di vetro suppongo perché se era di ceramica lo sapevo da solo), una tazzina da caffè (ma se è per il tè o il latte va bene), una lampadina. Ho capito che devo cambiare la tipologia del contenitore per l'indifferenziata, visto che ci butterò anche il vetro. Sono sfiduciato, lo ammetto, quando passo all'organico. Invece questo sembra facile. Mi elencano venti cose che non ci posso mettere nessuna delle quali è organica (quindi potevi risparmiarmelo). Alla ventunesima però rabbrividisco: non posso mettere nell'organico la spazzatura. Temo di essermi dimenticato gli studi classici, pertanto prendo un vocabolario e leggo: spazzatura, s.f. l'immondizia spazzata. Appunto. Mi sembrava. Quindi se spazzo in cucina, anche se quello che spazzo sono pasta o bucce di mele, tutto nell'indifferenziato. Forse potrei chiedere se l'uso delle pinzette per raccogliere eventuale bucce di patata cadute per terra è consentito. Sono molto stanco adesso, e evito di occuparmi del verde. Anche perché trasportare questo immenso sacco di indifferenziato è una fatica. E devo anche riportarlo indietro perché ho scoperto che esiste un calendario: l'organico me lo prendono il lunedì, il giovedì e il sabato; la carta il mercoledì; la plastica il martedì e il sabato; il vetro il giovedì; il verde il martedì e il venerdì; l'indifferenziato il lunedì e il venerdì. Temo che dovrò assumere qualcuno per riuscire ad avere una vita personale e stare dietro a questi "obblighi di legge". E c'è una cosa che mi terrorizza: ma se per caso uno, meno preparato, meno attento, meno eco di me, sbaglia o fa il furbo e butta, che ne so, un bicchiere di plastica nella plastica...ma che succede? Un giorno a lavoro ho trovato un cartello sul cestino. Diceva: Attenzione, anche un solo bicchiere di plastica vanifica tutta la raccolta. E' stato tolto. Era un chiaro, ennesimo, definitivo incentivo alla indifferenziazione.


Ma ce ne sono di più, e più seri, di quelli che abbiamo visto fino ad adesso. Per esempio basterebbe chiedersi quanto costa tutto questo. Quando ero in Versilia era un viavai continuo di mezzi a ritirare le varie tipologie di materiali durante il giorno (stavo vicino a degli esercizi commerciali e loro hanno un calendario ovviamente più denso), mentre con l'indiiferenziato passi una volta al giorno e via: meno costi, meno inquinamento (anche acustico, se avete vicino un raccoglitore del vetro). Poi potremmo chiederci cosa ne fanno di quello che noi differenziamo. Leggo in giro e scopro che nella maggior parte dei casi, carta e plastica vengono bruciate, come tutti gli altri rifiuti organici e non. Vengono bruciate perché il costo delle operazioni di riciclo e trasformazione eccede il prezzo di acquisto del prodotto nuovo, con rarissime eccezioni. L'unica cosa veramente riciclata è il vetro. E pensare che basterebbe fare come si faceva una volta e come continuano a fare in Svizzera, e cioè far pagare i vuoti e mettere ai supermercati macchinari di ritiro degli stessi. Quando anche carta e plastica vengono riciclate, i costi dei macchinari sono tali per cui è necessaria una sovvenzione statale o comunale, il che tradotto significa che paghiamo noi. Ma non sarebbe meglio usare quei soldi per fare inceneritori sicuri? 


Ma ormai credo di avere le idee abbastanza chiare: se ricicli sei un bravo ragazzo che espii in qualche modo la tua compulsiva necessità di acquistare e consumare. Insomma la raccolta differenziata come confessione e penitenza: ego te absolvo in nomine Terrae.

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