venerdì 8 ottobre 2010

Spartizioni vincenti?

Ho letto questo interessante post, linkato da un mio amico di facebook. Non posso vantare credenziali analoghe a quelle dell'autore, ma se molte delle sue affermazioni le condivido, su altre invece nutro qualche dubbio, non perché non possano essere vere, quanto per la spiegazione che talvolta viene fornita. Vediamo.



"Cosi', una trentina di telco di dimensione nazionale nel mondo continueranno a spingere su Android, e considereranno Apple un male necessario. Di tutte le migliorie al servizio , al trasporto, allo sviluppo di applicativi, si terra' conto delle specifiche di comunicazione dei cellulari android, e se apple ha dei problemi, li fissera' a sue spese. Non divide la torta, ergo non si divide nulla con Apple."


Non ho dubbi che una telco, se vuole, può spingere in qualche modo il mercato verso una piattaforma piuttosto che un'altra. Ma davvero vuole? O, meglio, davvero lo vuole a scapito dei suoi interessi? Che sono, certo, anche legati alle opportunità che una piattaforma offre, ma non solo a quelli. E se Apple non consente determinate "personalizzazioni" alle Telco, quest'ultime sono in ogni caso vincolate a vendere abbonamenti, per cui se davvero nessuno domani offrisse "opportunità" ai possessori di iPhone, l'offrirle diventerebbe già di per sé un segno distintivo tale da sovrastare in termini di marketing qualsiasi altro interesse. E qualcuno inizierebbe pertanto ad offrirle. Questo ovviamente sempre ammesso che Apple continui a sfornare oggetti tali da mantenere l'attuale appeal sul pubblico. Insomma, a mio avviso a parole si dicono tante cose, ma alla fine è la telco che segue il mercato e non viceversa. Tanto è vero che la affermazione successiva per la quale gli effetti di tale politica delle telco si noterebbe già nel "sorpasso" di Android su iOS è a mio avviso quantomeno azzardata; a meno che il mercato italiano non sia una eccezione nel panorama mondiale, non mi pare si faccia molto per adesso per contrastare iOS, non fosse altro che per il semplice motivo che tutti i media offrono servizi per iOS e molto pochi offrono gli stessi per Android. Alle telco piacerà tanto Android, ma credo siano contente se uno si carica tutti i giorni Repubblica o il Corriere o tutte le settimane l'Espresso, cosa che gli utenti fanno solo con iOS, per ora. E se Android sorpassa iOS i motivi sono da ricercarsi casomai altrove (prezzi inferiori, per esempio, tanto che voglio vedere quanti Galaxy Tab vende Samsung se mantiene questi prezzi; e se ne vende qualcuno è perché non a caso si è gettata su una fascia dimensionale dell'oggetto ancora priva di concorrenza, non certo perché c'è Android o perché c'è Telecom)


E ancora.
"Questo produce sull' iPhone lo stesso effetto che avvenne all'epoca coi computer: dopo un dilagare iniziale dovuto all'interfaccia grafica piu' usabile, iniziano a volere tutti i soldi per se'. E questo permette a chi propone piattaforme piu' aperte ed incomplete di attirare investimenti , dal momento che si stima che vi sia spazio per fare soldi."


L'affermazione è vera. Ma è vera solo dopo che la piattaforma più aperta ed incompleta ha un suo mercato di significativa rilevanza. E come lo ottiene questo mercato, oggi? Perché è valida e completa, e tanto più è valida e completa quanto più è chiusa. Insomma se negli anni 80, agli albori dell'informatica di consumo, c'era sicuramente spazio per oggetti incompleti e pertanto il ragionamento fila, oggi non fila più perché oggi la gente è abituata alla qualità e non comprerebbe mai una piattaforma incompleta seppure aperta, ma preferisce di gran lunga una piattaforma chiusa purché essa sia completa, usabile e abbia applicazioni aggiuntive in gran quantità e dal prezzo accessibile. Lo dimostra del resto il fiasco totale - almeno attuale - di Windows Mobile, probabilmente la piattaforma per cellulari più aperta e incompleta esistente al momento. A qualcuno di voi interessa davvero a chi vanno a finire i soldi che spende? O, meglio, qualcuno di voi indirizza le scelte di acquisto in base al destinatario dei propri soldi, o piuttosto in base al tentativo di spendere per un oggetto completo e utilizzabile, indipendentemente da chi sia a vendervelo? 


E infine.
"Google ringrazia Nokia: immagino a fine anno faranno una donazione al fondo per i manager finlandesi diventati clochard."


Inizierei col dire che eventualmente i primi a ringraziare Nokia dovremmo essere noi e non Google. Ed in ogni caso il primo ad offrire le mappe gratuite è stato Google e non Nokia, e Nokia non ha fatto altro che cercare di reggere il mercato aggiungendo all'offerta la navigazione . Su iPhone ci sono da tempo mappe gratuite, e ci sarebbero state anche su Android. Che doveva fare Nokia? Pensare a salvare TomTom? Oppure offrire il plus della navigazione per recuperare clienti? E, ancora una volta, a chi interessano davvero le telco in questo contesto? Nokia, e Apple ma anche Samsung o HTC, devono vendere telefoni, non far fare abbonamenti alle telco.


Condivido invece in pieno tutto il discorso sulla banda larga, soprattutto quello sul digital divide. E mi rimane il rammarico di non aver potuto assaggiare il catering.

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