martedì 15 marzo 2011

Wc a cielo aperto

I civilissimi padroni si riuniscono in questa aiuola per far espletare i bisogni ai loro poveri cani. Propongo che tutti i genitori facciano fare la cacca ai loro figli allo stesso modo.


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Location:Via Lorenzo di Credi,Firenze,Italia

venerdì 18 febbraio 2011

Per chi non ha visto Sanremo o non l'ha ascoltata con attenzione



“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza.
Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente.
Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.


11 febbraio 1917

giovedì 25 novembre 2010

Lettera aperta a Publiacqua

Buonasera. Con la presente desidero mettere in evidenza la mancanza di chiarezza, per non dire l'evidente fuorvianza, del vostro messaggio relativo al rimborso del deposito cauzionale. "Corri in banca". No, puoi anche andarci piano o non andarci per niente, visto che ad ad andarci, in banca, deve essere la ditta recapitista, utilizzata ormai a Firenze credo da una percentuale elevatissima (se non quasi totale) dei vostri "clienti". Io ho la bolletta domiciliata ma mi sono visto chiedere 74 euro. Perché? Perché forse (e notare il forse) qualcuno del mio palazzo (che non ha un  amministratore di condominio) non ha la bolletta domiciliata. E' ridicolo. Dovreste fidarvi delle ditte recapitiste e farvi dire da loro chi ha o non ha la domiciliazione e prendere solo i soldi che vi spettano e non tutti. O, almeno, state zitti e non fate questa assurda campagna falsa e populista. Una cosa a questo punto esigo: di essere personalmente informato da voi (e non dal recapitista) se la nostra bolletta condominiale è stata domiciliata. Non vorrei che le ditte recapitiste domiciliassero tutte le loro bollette mettendosi in tasca i nostri soldi del deposito: o dobbiamo suonare il campanello a tutti i condomini facendo un sondaggio su chi domicilia la bolletta e chi no?

domenica 7 novembre 2010

Quel delinquente del wifi

E così ancora uno in più nella lista di chi perde occasioni per stare zitto. Al sottoscritto e a tantissimi altri si aggiunge adesso Grasso, il procuratore antimafia, che ha dichiarato come il wi-fi libero porterà a danneggiare indagini su pedofilia, mafia e terrorismo, impedendo addirittura il reperimento di oltre 16mila reati. Ora nessuno dubita di quello che lui dice, ma Grasso si dimentica, o forse non sa, che ci sono metodi di controllo diversi, e certamente anche più efficaci, del registrarsi con un documento. Dimentica, o forse non sa, che in paesi a maggior rischio del nostro (per esempio Gran Bretagna e Stati Uniti) il wi-fi libero esiste da anni e nonostante tutto sono paesi in cui il controllo sulla rete è enormemente maggiore che da noi, e non potrebbe essere altrimenti. Dimentica, o forse non sa, che, per assurdo, potrebbe essere addirittura più facile reperire reati con il wi-fi libero. Insomma una non-analisi densa di luoghi comuni e troppo semplicistica. In linea con la totale mancanza di cultura telematica presente in coloro che guidano il nostro paese.

domenica 31 ottobre 2010

Alla frutta


Voglio evitare di parlare di politica, anche di quella nostrana, che tutto è meno che politica, e forse assomiglia di più alla repubblica di Salò (ovviamente nella parte delle 120 giornate di Sodoma). Quindi volevo evitare di parlare di Bunga Bunga e similari. Però, cavolo, sembra lo facciano apposta... Stamattina vedo su internet la prima pagina della Gazzetta dello Sport. Titolo a nove colonne. Bunga bunga Juve.
Ma che razza di titolo è? Ora, non mi risulta che la Gazzetta sia (almeno consapevolmente, si intende) un giornale satirico, al quale potrebbe anche addirsi un titolo del genere. Mi risulta invece che, nella sua categoria, sia un giornale serio (e, d'accordo, si potrebbe discutere a lungo su questa affermazione, ma quello che intendo dire è che loro ci si sentono seri). Quindi? Cos'è "Bunga bunga Juve"? Usare l'ultima (last but not least, temo) tragedia italiana per un titolo che probabilmente vuole alludere in senso positivo al valore sportivo di una vittoria calcistica mi suona abbastanza stonato. Che c'hai da ridere?, mi verrebbe da chiedere alla redazione o al Direttore della testata. E la tristezza mi si accresce dentro se penso alla stessa redazione e allo stesso Direttore che, sono sicuro, questo titolo lo avevano pensato due giorni fa prevedendo una vittoria del Milan. "Bunga bunga Milan" sarebbe anche suonato meglio, visto chi è il presidente patron del club rossonero.
La realtà è che il titolo è solo una idiozia priva di ogni significato. A meno che, visto che il bunga bunga è un'orgia anale, alla Gazzetta non abbiano voluto trovare un modo più fine per dire dove la Juve lo ha messo al Milan...
Il nostro è un paese alla frutta. E le bucce sono già nel piatto.

P.S. Apprendo solo adesso che anche Tuttosport ha fatto lo stesso titolo. Vabbè, quello però è davvero un giornale (con tutto il rispetto per i giornali) comico...

giovedì 21 ottobre 2010

Dramma sociale?

Ieri sono passato con l'auto dopo molto tempo da Via Baracchini. Ricordavo che c'era un negozio Interstock, quella catena che tiene, appunto, merce proveniente da stoccaggi, da procedure fallimentari, importazione diretta e chissà che altro, così da tenere prezzi bassissimi. Roba di qualità mediocre, ovviamente, ma molto molto economica. Pensavo che in questo periodo la cosa tirasse più del solito, invece... Invece che scopro? Che sulle tre vetrine (tre) hanno messo una insegna gialla con scritto sopra "Compro Oro"! Devo forse dedurre che se chiude un negozio che vende a prezzi stracciati per far posto ad un altro che compra oro, la situazione sia molto molto peggiore di quello che immaginavo. Spero che i motivi siano altri, altrimenti siamo ai confini del dramma sociale.

sabato 16 ottobre 2010

Lasciate che i pargoli... Epilogo?

Ricordate? Bene. Giorni fa porto mia figlia all'asilo e trovo in bacheca un documento della segreteria, firmato e vidimato, nel quale si annuncia ai genitori che "in data odierna sono scaduti i termini per la presentazione di modifiche alla scelta della IRC"; la data odierna della lettera è il 5 ottobre. La nostra domanda di modifica l'avevamo presentata il 10 settembre, respinta perché scaduti i termini. Mi innervosisco un po', tanto che mi dimentico di fotografare quell'avviso, evidentemente frutto di un tentativo frettoloso di mettere freno alle domande, e temo che sparirà a breve. Chiamo la segreteria, e mi ripetono un po' stizziti che mi hanno già detto che la mia domanda è stata respinta dal Dirigente Scolastico. Faccio gentilmente notare che il comunicato in bacheca parla chiaro: i termini sono scaduti il 5 ottobre, la mia domanda è del 10 settembre, e questo fa decadere i motivi della respinta. Mi dicono che i motivi di quel comunicato sono quelli di far cessare la richiesta di domande e che i termini reali sono quelli del 30 giugno; infatti, mi dicono, praticamente tutte le domande fatte dopo sono state respinte. Praticamente tutte. Al che io chiedo se il praticamente significa che almeno una è stata accolta. Dall'altro capo del telefono si farfuglia. In quel momento capisco che quel comunicato non è frutto di incapacità lessicale (perché bastava scrivere si ricorda che tutte le domande presentate dopo la scadenza del 30 giugno non saranno accolte) ma ben studiato per fare in modo che per qualcuno quel termine del 30 giugno non valesse. La cosa è ovviamente insostenibile, e così la faccio breve: o trovate una nuova motivazione per respingere la nostra domanda, o la accettate oppure finite sui giornali. Tre giorni dopo mi viene comunicato che la domanda è stata accettata. Tutto bene, dunque? Direi di no. Per vari motivi. Il primo è che non ci sono regole chiare, e come in tutte le cose quando non ci sono regole chiare, non ci sono regole. Il che farà comodo a qualcuno, ma è sinceramente intollerabile. Il secondo è più soggettivo: per dirla alla Ratzinger trovo inaccettabile l'IRC in una scuola dell'infanzia (e non solo) ed essermi piegato a questa cosa non mi fa certo sentire in pace con me stesso; solo che mia figlia è troppo piccola per capire quello che dovrebbero capire altri, e l'unico risultato per lei sarebbe stato essere separata da tutti i compagni. Così si sceglie il male minore. Almeno lo spero. Da quando mangia all'asilo non si può iniziare la cena se non siamo tutti a tavola e si dice Buon Appetito. Se tra qualche tempo ci obbligherà anche a farci il segno della croce e a cantare "Grazie Signore grazie, grazie" capiremo di aver commesso un errore imperdonabile. E ci toccherà ritirarla. Ma dalla scuola, stavolta! :)

 
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